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Effetto della proteina C reattiva sul rischio cardiovascolare associato alla lipoproteina (a) in pazienti trattati in modo ottimale con malattia vascolare ad alto rischio: analisi secondaria dello studio ACCELERATE


Sebbene la lipoproteina (a) Lp(a) sia un fattore di rischio genetico causale per la malattia cardiovascolare aterosclerotica, non è chiaro quali pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica accertata possano trarre il massimo beneficio dall'abbassamento di Lp(a).
Non è noto se l'infiammazione possa modulare il rischio cardiovascolare associato a Lp(a) durante la prevenzione secondaria.

Si è determinato se il rischio cardiovascolare associato a Lp(a) sia modulato dall'infiammazione sistemica nei pazienti trattati in modo ottimale ad alto rischio di malattia cardiovascolare.

Tra ottobre e dicembre 2012 è stata condotta un'analisi post hoc secondaria prespecificata dello studio ACCELERATE Assessment of Clinical Effects of Cholesteryl Ester Transfer Protein Inhibition With Evacetrapib in Patients at a High Risk for Vascular Outcomes; lo studio è terminato nel 2015.

Lo studio è stato condotto presso 543 ospedali accademici e comunitari in 36 Paesi su 12.092 pazienti ad alto rischio di malattia cardiovascolare ( sindrome coronarica acuta, ictus, malattia arteriosa periferica o diabete mellito di tipo 2 con malattia dell’arteria coronaria ) con livelli misurabili di Lp(a) e proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hsCRP ) durante il trattamento.

I partecipanti hanno ricevuto Evacetrapib 130 mg/die oppure placebo corrispondente.

Lo studio ACCELERATE non ha riscontrato alcun beneficio o danno significativo di Evacetrapib su eventi cardiovascolari avversi maggiori a 30 mesi ( morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, rivascolarizzazione coronarica o ospedalizzazione per angina instabile ).
Questa analisi secondaria ha valutato i tassi di morte cardiovascolare, infarto miocardico e ictus attraverso i livelli di Lp(a).

I livelli di proteina C reattiva ad alta sensibilità e di Lp(a) sono stati misurati in 10.503 pazienti ( 8.135 uomini; 8.561 bianchi; 10.134 ricevevano statine simultanee; età media 64.6 anni ).
Nelle analisi completamente aggiustate, nei pazienti con livelli di hsCRP di 2 mg/l o più ma non meno di 2 mg/l, l'aumento dei quintili di Lp(a) è stato significativamente associato a maggiori tassi di morte, infarto miocardico e ictus ( P per interazione=0.006 ).

Ogni aumento unitario dei livelli di log Lp(a) è stato associato a un aumento del 13% del rischio di morte cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale o ictus solo nei pazienti con livelli di hsCRP di 2 mg/l o più ( P per interazione=0.008 ).

C'è stata anche una significativa relazione graduale tra l'aumento dei quintili di Lp(a) e il tempo al primo episodio di morte cardiovascolare, infarto miocardico o ictus ( log-rank P minore di 0.001 ) quando i livelli di hsCRP erano 2 mg/l o più ma non meno di 2 mg/l.
Le analisi di sensibilità nel gruppo trattato con ACCELERATE con placebo hanno prodotto associazioni significative simili esclusivamente nel gruppo con livelli di hsCRP di 2 mg/l o più.

Livelli elevati di Lp(a) durante il trattamento sono correlati a morte cardiovascolari, infarto miocardico e ictus quando i livelli di hsCRP sono 2 mg/l o più ma non meno di 2 mg/l.
Questa scoperta suggerisce un potenziale vantaggio nell’abbassare la Lp(a) nei pazienti con infiammazione sistemica residua nonostante l’assunzione di una terapia medica ottimale. ( Xagena2020 )

Puri R et al, JAMA Cardiol 2020; 5: 1136-1143

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