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Aggiornamento in Medicina
La terapia antiaggregante personalizzata dopo il test di funzione piastrinica non ha migliorato l’esito dopo stenting coronarico nello studio ARCTIC ( Assessment by a Double Randomization of a Conventional Antiplatelet Strategy Versus a Monitoring-Guided Strategy for Drug-Eluting Stent Implantation and of Treatment Interruption Versus Continuation One Year After Stenting ).
Non è chiaro se i risultati siano diversi durante la fase di avvio della prevenzione secondaria dopo la dimissione dall'ospedale, quando sono stati esclusi eventi periprocedurali.
Nello studio ARCTIC, 2.440 pazienti sono stati randomizzati prima dello stenting coronarico a una strategia di monitoraggio della funzione piastrinica ( test VerifyNow P2Y12 / Aspirine point-of-care ) con aggiustamento del farmaco in responder sotto-ottimali alla terapia antiaggregante piastrinica o a una strategia convenzionale senza monitoraggio e senza cambio del farmaco o modifiche della dose.
È stata eseguita una analisi a partire dal momento della dimissione ospedaliera per valutare l'endpoint primario di morte, infarto miocardico, trombosi dello stent, ictus o rivascolarizzazione urgente nell’arco di 1 anno.
Dopo la dimissione, l'endpoint primario si è verificato nell’8.6% dei pazienti nel braccio di controllo e nel 7.9% dei pazienti nel braccio convenzionale ( hazard ratio, HR=1.105; P=0.48 ).
La trombosi dello stent o la rivascolarizzazione urgente si sono verificate nel 4.4% e nel 4.5% dei pazienti nel braccio di controllo e convenzionale, rispettivamente ( P=0.99 ).
Non c'è stata alcuna differenza per alcuno degli altri endpoint ischemici.
I tassi di eventi di sanguinamento maggiore sono stati pari a 1.8% nel braccio di controllo e 2.8% nel braccio convenzionale ( P=0.11 ), mentre i tassi di eventi emorragici maggiori o minori sono stati 2.3% e 3.4%, rispettivamente ( P=0.10 ).
In conclusione, il rilevamento della iper-reattività piastrinica mediante test di funzionalità piastrinica in pazienti sottoposti a stenting coronarico con ulteriore aggiustamento terapeutico non riduce le recidive ischemiche dopo l'intervento.
L’iper-reattività piastrinica durante il trattamento non può essere considerata come un fattore di rischio che richiede un intervento per la prevenzione secondaria dopo rivascolarizzazione coronarica percutanea. ( Xagena2014 )
Montalescot G et al, Circulation 2014; 129: 2136-2143
Cardio2014